di Giorgio Infranca e Pietro Semeraro
La tematica degli abusi legati ai bonus edilizi sta interessando alacremente il legislatore che, ancora in questi giorni, ha approntato nuovi correttivi alla disciplina per arginare i rischi di abuso e di frode. In questo senso particolarmente interessante è analizzare le ricadute sul piano tributario dei comportamenti fraudolenti, rilevando non poche difficoltà in ordine ai profili sanzionatori-tributari legati alle condotte.
Premessa
La “monetizzazione” dei bonus fiscali legati agli interventi in ambito edilizio ha sicura- mente rivitalizzato il mercato immobiliare e dato ossigeno alle imprese del settore; basti pensare che al 31 dicembre scorso risultano dichiarati circa 96mila interventi, che hanno inciso in modo importante sui dati di crescita del PIL dell’anno 2021.
La fortuna dei diversi “bonus” passa sicuramente dalle modalità di utilizzo degli stessi, i quali, oltre che poter essere utilizzati in detrazione dai committenti, possono essere
trasformati in crediti di imposta e ceduti dai beneficiari alle imprese fornitrici (sotto forma di sconto in fattura) o, direttamente, agli intermediari finanziari.
Le modalità di utilizzo particolarmente flessi- bili, tuttavia, hanno sin dal principio sollevato dubbi in merito a potenziali rischi di abuso; rischi che, purtroppo, si sono materializzati, tanto che le possibili frodi già segnalate dall’Agenzia delle Entrate ammonterebbero a circa 4,4 miliardi di euro, di cui 2,3 miliardi già oggetto di sequestri penali.
A fronte di tali evidenze, il legislatore è di recente intervenuto, introducendo controlli più stringenti e, soprattutto, limitando la possibilità di cessioni plurime.
Nel presente contributo, dopo aver fatto il punto sulle diverse misure messe in campo dal legislatore, si analizzeranno i profili di responsabilità legati all’abuso degli strumenti agevolativi , individuando quella che, rebus sic stantibus, pare la più corretta scansione procedimentale per il recupero, dal punto di vista tributario, di detti bonus…